L’ipotesi dell’origine greca
Avendo i suoi fondatori un’origine troiana, secondo alcune fonti classiche è corretto ipotizzare una fondazione della città collegata al mondo greco. Questa leggenda presenta Enea (principe di Troia), divenuto re dopo aver sposato la figlia del re latino, come progenitore di Romolo e Remo.
Quest’interpretazione della storia della città la troviamo non solo in fonti greche ma anche in testi latini, che gli attribuivano un’origine arcaica, secondo il mito di Evandro e di Odisseo e Ulisse. In tal modo, la storiografia greca cercò di conferire una genesi divina alla fondazione di Roma.
L’idea di un’origine greca fu acquisita dalla storiografia romana a partire dal III secolo a.C., per giustificare gli interventi autoritari di Roma nel sud della penisola italica e la sua politica d’aggressione verso Cartagine. La presenza di elementi greci nella storia di Roma assunse un significato politico e diplomatico, come afferma parte della storiografia moderna.
La fondazione di Roma
Narra la leggenda che Ascanio, figlio dell’eroe traiano Enea (discendente di Venere e del mortale Anchise), fondò la città d’Alba Longa sulla riva destra del Tevere. Qui regnarono molti dei suoi discendenti, fino a quando raggiunsero il potere Numitore e suo fratello Amulio. Quest’ultimo si appropriò del trono e costrinse l’unica figlia del fratello, Rea Silvia, a diventare vestale e a far quindi voto di castità, in modo da non poter procreare, evitando di generare pretendenti alla corona.
Marte, il dio della guerra, si invaghì della fanciulla e dopo averla posseduta la rese madre di due gemelli, Romolo e Remo. Amulio ordinò ai suoi soldati di uccidere i due bambini, ma questi per pietà li risparmiarono e li abbandonarono in una cesta lungo il Tevere.
Una lupa, attirata dai vagiti dei due bambini, li raggiunse e li allattò nella sua tana del monte Palatino, fino a quando furono trovati da un pastore che insieme a sua moglie li adottò. Ormai adulti, i gemelli uccisero Amulio e riconsegnarono il potere d’Alba Longa al nonno Numitore e, come colonia di quest’ultima, fondarono una città nei pressi della riva destra del Tevere, nel luogo incui erano stati allattati dalla lupa.
Si ipotizza che la lupa che allattò Romolo e Remo fu, in realtà, la loro madre adottiva. Il termine lupa era infatti utilizzato per indicare con disprezzo le prostitute.
La leggenda racconta, inoltre, di come Romolo uccise Remo. Vicino alla foce del fiume vi erano sette coll, chiamati Aventino, Celio, Capitolino, Esquilino, Palatino, Quirinale e Viminale. Romolo e Remo non giungevano a un accordo sulla scelta del luogo di fondazione della loro città e lasciarono decidere al fato, osservando, secondo il metodo etrusco, il volo degli uccelli. Romolo ne vide dodici sul Palatino, mentre Remo solo sei su un’altra collina. Per delimitare la nuova città, Romolo tracciò un perimetro con l’aratro nell’area del monte Palatino e giurò che avrebbe ucciso chiunque avesse cercato di superare il confine. Remo disubbidì all’ordine di Romolo e attraversò con disprezzo la linea tracciata dal fratello. Fu così che Romolo lo uccise, diventando il primo e unico re di Roma. Ciò avvenne nel 754 a.C., secondo quanto riferito dalla storiografia antica.